Nei primi anni venti, il panorama degli strumenti di pesatura andava maturando ed un nuovo progetto si stava sviluppando tra Olanda ed Inghilterra; nella sua nuova configurazione tecnica ed estetica nasceva la bilancia semi automatica a due piatti, che avrebbe sostituito la stadera per velocità ed immediatezza di lettura, nonché di precisione.
La Avery (Inghilterra) e la Berkel (Olanda), furono le prime case a depositare il brevetto.
In Italia, la prima casa a credere nello sviluppo e nel progresso dei sistemi di pesatura fu la “F. MACCHI” che dietro pressione del fondatore Francesco Macchi, impostò tutta la politica aziendale futura, sul progetto di produzione della bilancia semi automatica.
Dopo qualche mese di incertezze, la ditta Macchi compiva i primi passi ufficiali verso le case estere depositarie del brevetto per avviare la costruzione su licenza. Ma, le varie difficoltà ed i grossi impegni finanziari a cui andavano incontro, smorzarono in parte gli entusiasmi dei Macchi, comunque convinti che nessun’altra ditta del settore avrebbe potuto continuare a progredire senza quella nuova tecnologia.
Nel 1923, dopo mesi di inutili sforzi e quando le trattative sembravano prossime al fallimento, una lettera da Roma, inviata da uno sconosciuto, apriva di colpo nuove prospettive, lasciando intravedere la possibilità di produrre la sospirata bilancia senza l’obbligo di dover sottostare ad una licenza estera.
Lo “sconosciuto” rispondeva al nome di Enrico Blasi, Cavaliere del Regno, originale figura di teorico di metrologia, a metà fra il tecnico e l’affarista, il quale aveva intuito le difficoltà coi cui bisognava confrontarsi per avviare la produzione di bilance semiautomatiche in Italia. Lavorando sui disegni ed elaborando gli strumenti delle due ditte estere, mise a punto alcune modifiche inerenti il sistema di lettura del peso su quadrante, tali da non alterare nella sua essenza il concetto di “semiautomatica”, ma allo stesso tempo sostanziali al punto da poter eludere le specifiche contenute nei brevetti esteri.
La lettera arrivata a S. Stefano, offriva appunto la possibilità di un accordo fra l’inventore e la ditta Macchi (leader del settore), per la produzione di bilance secondo il “BREVETTO BLASI”.
Il Cavalier Blasi fu subito convocato negli uffici di S. Stefano per vagliare attentamente le modifiche apportate ed avere un quadro realistico della legalità del nuovo brevetto. Qualche mese dopo l’idea di Blasi fu approvata dal ministero competente e nel 1927 nelle officine di S. Stefano, fu avviata la produzione della nuova bilancia.
La creazione di una società anonima chiamata S.A.B.A.I (Società Anonima Bilance Automatiche Italiane), costituì in concreto la definizione degli accordi fra la Macchi ed il Cavalier Blasi, il quale diventava così, socio della unica ditta Italiana autorizzata alla costruzione delle bilance semiautomatiche, ricevendo inoltre una royalty per ogni strumento prodotto.